Pubblicato su I quaderni di PsicoArt, Vol. 7, 2016, Arte e psicologia. Contributi e riflessioni, a cura di Stefano Ferrari e Cristina Principale
Nelle prime pagine de Il disagio della civiltà, Freud parla della musica, rammaricandosi, da uomo di scienza dell’Ottocento, di non poterne godere appieno. In quelle pagine emerge una sorta di dibattito: da una parte l’Io, dall’altra l’Es; da un lato la definizione e la delimitazione della propria figura, della propria immagine, del proprio, dall’altro il mare aperto e senza confini dell’alterità, di tutto ciò che è non-me, in contrapposizione a cui quello stesso “me” si afferma; ancora, da una parte il principio identitario, che ferma qualcosa in quel id, che è idem, lo stesso, il conosciuto, dall’altra entità senza forma.